Dicembre 2010. Il momento è arrivato, la Cina ci aspetta. Si parte. All’aeroporto incontriamo gli altri partecipanti allo stage. Check-in e pesatura delle valigie che non devono superare i 20 kg., pena pagamento extra! Decolliamo in orario, ma una sorpresa ci attende a Vienna, l’aeroporto di transito da dove ci imbarcheremo per la Cina. Una fitta nebbia copre lo scalo e rende problematico l’atterraggio. Una voce annuncia che viste le difficoltà l’aereo atterrerà a Graz.
Dubbi e perplessità mi si accalcano per un momento nella mente, poi lascio andare…Poco dopo sento le ruote dell’aereo toccare la pista e la voce del capitano annunciare l’atterraggio a Vienna. Il vento ha improvvisamente diradato la nebbia permettendoci di non modificare il nostro programma. “Promette bene, penso tra me e me….!”
La storia della Cina inizia 5000 anni or sono e molti dei drammi che hanno portato alla creazione del Paese si sono svolti a Pechino (Beijing). La città è capitale sin dal 1279. Relegata nell’angolo settentrionale della Cina, Zhongguo, Regno di Mezzo, in cinese, Pechino è lontana sia dalla costa che dalle principali via d’acqua. Collocata poco a est del deserto dei Gobi, causa delle fonomenali tempeste di polvere che tormentano la città tutte le primavere, ha estati torride e inverni gelidi.
Pechino è da sempre una città di frontiera, da cui l’imperatore difendeva le lussureggianti pianure meridionali dagli invasori provenienti dal nord, quali unni, mongoli e manciù. Nell’ VIII secolo a.C., subito a nord di Pechino, furono erette delle mura per respingere i “barbari”, ma senza troppo successo. Fu una dinastia mongola a fare, per prima, di Pechino la propria capitale.
La dinastia Ming (1368-1644) si occupò della ristrutturazione della città e della cinta muraria. I Ming fecero anche restaurare la Grande Muraglia cercando invano di tenere lontani i Manciù, che invasero il paese dando vita alla dinastia Qing (1644-1911). Nel 1908 l’imperatrice vedova Cixi morì e il potere passò a Puyi, che aveva soltanto due anni; fu l’ultimo imperatore della Cina.
La rivoluzione del 1911 portò alla nascita della Repubblica Cinese. Nel frattempo l’indigenza e la mancanza di un forte potere centrale crearono le basi per altre rivolte. Nell’università di Pechino serpeggiava un forte dissenso e fu qui che il manifesto comunista di Carl Marx finì nelle mani di un assistente bibliotecario, Mao Zedong. Nel 1949 in piena guerra civile, l’ Armata di Liberazione Popolare entrò a Pechino, dove Mao proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Nel 1976, dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping avviò un programma di modernizzazione del paese.
Negli anni ’80 e ’90 furono restaurati monumenti e scuole e si costruirono enormi grattacieli senza peraltro attuare alcuna modifica a livello politico. Nel 1989 gli studenti manifestarono a Piazza Tienanmen per chiedere più democrazia; la brutale rappresaglia del governo è ancora viva nella memoria collettiva. Pechino sta tuttora cavalcando due tigri: salita sul palcoscenico mondiale improntata al capitalismo, mantiene immutata la politica comunista. L’aeroporto di Pechino è modernissimo e immenso, un gioco di luci sul soffitto riporta alla visione di un’immaginario cielo stellato.
Il M° George Xu ci aspetta all’uscita per conduci verso Langfang, il luogo dove si terrà il Campus. Situata nella provincia di Hebei, Langfang è situata a circa una cinquantina di chilometri da Beijing. Ci accoglie un vento gelido, che penetra senza pietà fino alle ossa. Langfang, vanta una popolazione urbana di ca. 764 mila abitanti. La zona abitata già 6000 anni fa, era solo un piccolo villaggio nel 1800, quando, sotto l’ultima dinastia Qing, iniziò gradualmente ad espandersi trasformandosi recentemente in una città tecnologica e universitaria. Langfang è ricordata nella storia per la battaglia dei Boxer contro le forze occidentali del 26 giugno 1900. In questo giorno i Boxer riuscirono a far arretrare gli invasori in marcia verso Beijing.
La Ribellione dei Boxer (1899-1901) avvenuta durante gli ultimi anni della dinastia Qing, fu una rivolta sollevata contro l’influenza straniera in aree come la politica, la religione e la tecnologia. I membri della ” Società dei Pugni Giusti e Armoniosi” erano chiamati semplicemente “Boxer” dagli occidentali, per via della loro pratica di arti marziali. Che ci abbiano portato qui per questo?
Il giorno successivo visitiamo Piazza Tienanmen, la Città Proibita e il Palazzo d’estate. Il vento non arresta la sua presa e a fatica avanziamo lungo la famosa piazza. Nell’era imperiale Piazza Tienanmen era occupata dagli uffici governativi ed era chiusa al popolo; anche soltanto guardarla era considerato delittuoso. Il 1° ottobre 1949 la gente invase la piazza per ascoltare la dichiarazione di Mao: era nata la Repubblica Popolare Cinese. La zona fu in seguito ampliata e, su ordine di Mao, fu creata un’area di oltre 400.000 mq, dove il popolo poteva assistere alle parate delle Guardie Rosse. Dopo la rivolta del 1989 la piazza è rigidamente sorvegliata dalle telecamere di sicurezza e dall’esercito.
In mezzo a una folla di cinesi entriamo nella Città Proibita. Il complesso vide la luce per ordine dell’imperatore Yongle tra il 1406 e il 1420. Le strutture attualmente visitabili sono per lo più posteriori al XVIII secolo. Il fuoco ha spesso distrutto, nel corso della storia, le strutture in legno del palazzo. La città proibita ha ospitato 14 imperatori Ming e 10 Qing, spesso dimentichi delle pietose condizioni di vita del popolo. Per chiunque vivesse fuori dalle mura della città imperiale riuscire ad accedere alla casa dell’imperatore ed al suo harem era un miraggio che richiedeva un notevole sacrificio. L’unica speranza era quella di essere accettato come servitore-eunuco. L’evirazione avveniva alla porta posteriore della Città Proibita e i “chirurghi” venivano pagati con 6 tael a operazione. La parte veniva anestetizzata immergendola in una ciotola di acqua e pepe del Sichuan e il tagliatore procedeva rapidamente al taglio. Il ragazzo non poteva bere per tre giorni e se superava questa fase aveva accesso alla Città Proibita. Alla morte dell’eunuco i suoi “gioielli”, conservati in salamoia in un vaso, venivano posati sul corpo, in modo che potesse entrare nell’aldilà completo.
I Maestri ci accompagnano nella visita. Il M°Wu Wen Wei di Shangai, si trasforma in guida turistica di un piccolo gruppo. Parla esclusivamente il cinese, ma con la sua energia ci trascina chiacchierando ininterrottamente per tutto il tempo. Pare quasi di capirlo! Torniamo al pullman e lungo la strada che ci porta al ristorante, osservo qualche hutong ancora abitato, le vecchie case a corte create con la massima cura in accordo con le leggi Feng Shui. Hutong è una parola mongola che significa “pozzo d’acqua” e indica che queste case venivano costruite intorno ai pozzi fin dall’antichità. Poiché nessun edificio poteva essere più alto dei palazzi imperiali, queste case si estendevano tutt’attorno alla Città Proibita, costituendo il vecchio paesaggio urbano, con la sua intelaiatura sociale e culturale. Purtroppo la modernizzazione veloce del territorio urbano, sta decretando la scomparsa di queste costruzioni, sui cui terreni vengono costruiti anonimi condomini, anche se il governo promette che proteggerà qualche esemplare degli hutong più antichi.
Dopo il pasto ci dirigiamo verso il Palazzo d’Estate. In questo antico e splendico complesso, la famiglia imperiale soggiornava durante le calde estati di Pechino. Giardini meravigliosi, palazzi d’epoca si affacciano sul Lago Kunming. Alla fine della visita torniamo a Langfang dove, dopo la cena, ci aspettano le presentazioni ed esibizioni dei Maestri che ci accompagneranno durante tutto il soggiorno, con musica e danze marziali, esibizioni di antiche forme di maestri adulti e bambini. In Cina gli obiettivi del benessere psico-fisico e della longevità sono stati trattati fin dall’antichità. La pratica di queste tecniche viene fatta risalire a Huang Ti, il mitico Imperatore Giallo, che regnò sulla Cina nel terzo millennio avanti Cristo. Secoli dopo il regno di Huang Ti, i principi filosofici sottostanti alle tecniche di longevità da lui praticate vennero rielaborati dai grandi filosofi taoisti. Queste tecniche hanno assunto forme sempre più numerose e raffinate col passare dei secoli, suddividendosi in pratiche interne, Nei Dan e pratiche esterne, Wai dan.
Il giorno successivo inizia il Campus vero e proprio. Alle 6.45 il M° George Xu inizia puntuale con la sua lezione. Segue la colazione ed il lavoro con i Maestri degli stili prescelti.
Decido di lavorare con due Maestri di Tai Chi Chuan: il M.° Liu Bo Xue il mattino e il M.° Wang Lian Fu il pomeriggio. Preciso e accurato nelle spiegazioni il M° Liu Bo Xue mi (ci) conquista con un lavoro meticoloso, giorno dopo giorno. Il M° Liu Bo Xue è nato a Tianjin nel 1949. Discendente di una famiglia di artisti marziali, suo nonno studiò Taj Ji con Yang Jian Huo e Yang Chen Fu, e lui stesso sta studiando Taj Ji e Tongbei, dall’età di 13 anni.
Dal M° Wang Lian Fu apprendiamo una bella forma antica di stile Yang. Vuole la tradizione che Yang Lu Chan (1797-1873) imparasse di nascosto il Tai Chi Chuan spiando nottetempo le pratiche riservate ai membri più stretti della famiglia Chen, presso la quale si era fatto assumere come servitore. Scoperto, l’ardito servitore, fu costretto a battersi contro i migliori allievi della famiglia. Yang riuscì a batterli facilmente, ben impressionando i presenti che decisero così di permettergli di continuare gli studi assieme a loro. Divenne discepolo di Chen Chang Xing che lo iniziò alle pratiche più segrete del Tai Chi Chuan. Yang Lu Chan si trasferì in seguito a Pechino, dove cambiò gradualmente le sequenze imparate dal suo maestro, creando un nuovo stile, che prese il suo nome.
La sera, dopo la cena, c’è l’incontro con i maestri che raccontano la propria esperienza di pratica e una sera assistiamo all’esibizione di un maestro calligrafo.
I dipinti tradizionali cinesi vengono eseguiti solo dopo essere stati creati nella mente dell’artista. L’elemento più importante è la linea tracciata dal pennello, che varia in spessore e tonalità donando un aspetto unico ad ogni tratto. Avverto Nel M° Xu il desiderio di trasmettere la conoscenza della cultura locale, al di là e attraverso la pratica marziale.
Condivido la stanza con Susan, un’americana del Colorado che mi racconta della sua casa Feng Shui, del suo amore per la natura e per le bellezze della sua terra. Il Campus ha il pregio di riunire studenti di varie parti del mondo, dall’Italia col numero più elevato di partecipanti, all’America, alla Norvegia, alla Germania e oltre. Ascolto i racconti di qualcuno di loro e realtà completamente diverse dalla mia si schiudono alle mie impressioni. Il cibo locale è una nota dolente un poco per tutti noi. Pur riconoscendo all’organizzazione il merito di aver organizzato anche un tavolo per i “vegetariani”, i gusti, gli odori e gli aromi particolari ci portano “più o meno volontariamente” a perdere qualche chilo (di troppo).
A metà stage è previsto un giorno di riposo con la visita alla Grande Muraglia. Il freddo è molto forte e decido personalmente di rimandare la visita ad “un’altra occasione”. Resto a Langfang e gironzolando per le sue strade entro nei negozi. Provo a comunicare con i locali, che però si aspettano che sia io a capire il cinese. La mimica diventa allora un’efficace strumento di comunicazione! Per le strade il traffico è intenso. Automobili ultimo modello si alternano a biciclette e motorini elettrici. L’aria è inquinata e molti abitanti usano coprirsi il volto con mascherine colorate. Osservo un gruppo di persone che, nonostante il freddo intenso, si incontra per praticare Tai Chi. Degli operai in bicicletta scampanellano per farmi spostare, poi, commentando, ridono rumorosamente. Un uomo in motorino traina un vecchio carrettino, dove, in mezzo a dei mattoni, siede un’anziana donna.
Il giorno dopo riprendiamo i lavori. La pratica continua fino alla conclusione del campus, che prevede una”performance”, dove gli allievi dei vari stili dimostreranno le nuove competenze acquisite. C’è fermento in aula e voglia di ben applicare, davanti ai Maestri, quanto appreso! Alla dimostrazione seguono le esibizioni di alcuni artisti locali dell’Opera di Pechino. L’Opera di Pechino è la forma di teatro più conosciuta in Cina, vantando una tradizione di circa 900 anni. Sul palco si fondono acrobazie, arti marziali, arti poetiche e danza. Poiché gli spettacoli venivano eseguiti per lo più all’aperto, gli artisti furono costretti a elaborare una modalità di canto acuto e ad indossare costumi molto vistosi, visibili alla debole luce delle lampade a olio e utilizzati ancora oggi.
Il giorno successivo ripartiamo per l’Italia. I Maestri si alzano all’alba per salutarci un’ultima volta. Ora, nuovamente nel mio ambiente, non mi resta che prendermi il tempo per rielaborare ed integrare nel mio vissuto questa esperienza di studio-vita e lavoro.
Pubblicato su: www.lavalsugana.it