
Come in biologia la mappa cromosomica è uno specchio del passato che organizza il presente e progetta il futuro della specie, così la mappa del linguaggio-scrittura di ogni popolo è in grado di fornirci il racconto del suo metodo di lettura e confronto con il reale, della sua modalità di percezione, in ultima analisi della sua cultura. Il linguaggio è consensualmente lettura, codificazione, comunicazione degli uomini e tra gli uomini ma rappresenta anche la modalità di percezione che ogni individuo possiede del reale: tale percezione in ultima analisi è fortemente caratterizzata dai codici che si utilizzano per descriverlo. Occorre in questo senso non essere ingenui: il nostro cervello non è una ‘tabula rasa’ che osserva e cataloga in maniera assolutamente soggettiva ed indipendente, la sua modalità percettiva e soprattutto quella interpretativa sono determinate dalle parole e dalla sintassi imparate a partire dai primi giorni di vita.
A partire da queste considerazioni affrontiamo gli aspetti più salienti della lingua e della scrittura cinesi che rappresentano il modello di riferimento per tutte le altre lingue e scritture estremo-orientali, come ad esempio il coreano, il giapponese, il vietnamita, che derivano direttamente o indirettamente dal cinese.
Scrittura alfabetica ed ideografica
La lingua e la scrittura cinesi sono del tutto originali se confrontate con quelle utilizzate in tutto il resto del pianeta. Mentre infatti il latino, il greco, l’ebraico, le lingue neolatine, quelle anglosassoni e germaniche, quelle slave, ma anche l’arabo ed le altre lingue indo-europee utilizzano per la scrittura il sistema alfabetico, in Cina ed in Estremo Oriente si usano i ‘caratteri’.
Nella lingua alfabetica ogni parola è formata da suoni (o fonemi) che corrispondono a segni (o grafemi): nessuno fonema ha significato in sé, così come nessun grafema. Le lettere dell’alfabeto (a, b, c, d etc.) sono soltanto ‘suoni e segni’ e non significano nulla se prese isolatamente; assumono valore semantico solo quando si susseguono per formare e definire una parola che ha senso specifico.
In qualche maniera si può affermare che anche nella scrittura alfabetica si utilizza il metodo di affronto del reale tipicamente occidentale che si fonda all’inizio sull’analisi – l’isolamento dei singoli elementi del reale, che nel caso della lingua e scrittura sono i singoli suoni ed i singoli segni – e poi sulla sintesi – la successione dei singoli suoni e segni a formare la parola letta o scritta.
Tutti gli alfabeti conosciuti funzionano alla stessa maniera anche se utilizzano segni o grafemi diversi. Da questo punto di vista un italiano, un inglese o un francese che scrivano con i caratteri latini sono parenti strettissimi di un russo o di un serbo che scrivono con i caratteri cirillici, di un israeliano che usa quelli ebrei, ma anche di un siriano che scrive in arabo o di un antico abitante dell’Ellade che utilizzava l’alfabeto greco.
In Cina non esiste nessun alfabeto che fa corrispondere fonemi, cioè semplici suoni, a segni o grafemi privi di senso: al contrario ogni ‘carattere’ della scrittura cinese – tranne rarissime eccezioni – ha un suo specifico significato, anzi generalmente ha più di un significato, diversi significati possibili: ‘ogni carattere è polisemantico’ ed acquista all’interno della frase il significato – tra i molteplici che possiede – che è il più probabile e plausibile tenendo conto dei caratteri che lo precedono e di quelli che lo seguono. Si può affermare – con un’evidente forzatura che serve tuttavia ad introdurci a questo sistema – che ogni serie di caratteri di una frase cinese è una sorta di ‘rebus’ il cui vero senso si individua cogliendo il nesso tra i singoli caratteri che, dei molteplici significati di ogni carattere, enuclea ed individua quello o quelli più probabili a partire dal nesso dato.
I caratteri cinesi di uso corrente sono circa 2.000-3.000 e quelli conosciuti da una persona di cultura più qualche migliaio, dunque le combinazioni possibili sono estremamente numerose.
A complicare la questione si aggiunge il fatto che spesso il carattere è formato da più ‘radicali’ che, a loro volta, sono ‘caratteri semplificati’: il carattere finale avrà come proprio significato la sintesi dei significati dei singoli radicali che lo compongono dinamizzata dalla loro reciproca relazione.